Non
ricordo
assolutamente
il mio
primo
giorno
di
scuola...però
ho un
ricordo
molto
vivo ed
affettuoso
della
mia
maestra...si
chiamava
Lucilla...era
una
donnina
bionda
con i
capelli
raccolti
in una
crocchia...era
un po'
cicciottella
e spesso
vestiva
di
scuro.
Cominciai
ad
adorarla
subito...dall'inizio...era
il
settembre
del 1934
e per
tutto il
primo
anno non
facemmo
che
aste...
verticali ... storte
..orizzontali...inclinate
e no.
Purtroppo
il
metodo
Montessori
allora non
era
ancora
nato e
tutte
quelle
aste
furono
noiosissime.
Ora i
piccolini,
già nel
primo
giorno
di
scuola
scrivono
la data
e il
loro
nome..male
magari ,
malissimo,
ma ci
provano
e in
poco
tempo
imparano
a
scrivere
lettere
e
numeri. Una
cosa
bellissima
che li
fa
essere
avanti di molto
rispetto
ai miei
tempi.
Io non
avevo
una
bella
scrittura,
ma la
mia
mente
era
abbastanza
pronta e
il mio
modo di
comporre
....corretto.
Una
volta...ero
in terza
elementare... feci
un tema
su un
argomento
che
riguardava
il
momento
storico
che
l'Italia
stava
vivendo.....fu
un tema
semplice
ma ben
fatto e
la mia
maestra
decise
di
mandarlo
in
Direzione.
Non vi
dico
l'emozione!!
Il
Direttore
Didattico mi
chiamò...mi
diede un
buffetto
sulla
guancia...mise
con un
timbro
la
parola
BENE sul
mio
foglio,
la sua
egregia
firma e
mi diede
pure una
caramella.
Io rossa
come un
peperoncino,
me ne
tornai
in
classe
tra
l'invidia
delle
compagne.
Non so
da chi
venne
questa
decisione...ma
saltai
la
quinta
elementare...preparandomi
per
l'esame
di
ammissione
alla
prima
ginnasio
( allora
così si
chiamava
la prima
media di
oggi)
frequentando
la
quarta.
Andò
tutto
bene,così
a 10
anni
iniziai
a
studiare
il
latino...tradussi
le
favole
di
Esopo, e
imparai
cose
piacevoli...tutto
fuorchè
il
tedesco
che era
veramente
...un
INCUBO...con
una
Professoressa
che non
diceva
nemmeno
una
parola
di
Italiano...una
cosa
tremenda
veramente...
Ogni
mattina...
mentre
andavo a
scuola...mi
fermavo
in una
piccola
Chiesa
ad
accendere
lumini a
Santa
Rita
perchè
facesse
in modo
che
l'interrogazione
di
tedesco
mi
andasse
bene...uhmmmm...niente
da fare,
anche
Santa
Rita,
detta
"La
Santa
degli
impossibili",
nulla
poteva
fare
davanti
alla mia
completa
ignoranza,
dovuta
all'antipatia
per
quella
lingua ,
ma
soprattutto
alla mia
poca
voglia
di
studiarla.
Nel
frattempo
era
scoppiata
la
guerra...la
seconda
guerra
mondiale...i
pericoli
che si
potevano
correre
per i
bombardamenti,
erano
molti, a
Milano
ed anche
in altre
città...e,
per
continuare
meglio i
miei
studi
fui
mandata
a
Genova...nel
collegio
delle
Suore
Marcelline
e iniziò
così uno
dei
periodi,
nonostante
tutto,
più
sereni e
spensierati
della
mia vita
Le mie
origino
sono
umili ma
ne vado
orgogliosa.
Mio
nonno
Natale
nacque a
Portogruaro
in
provincia
di
Venezia,
era una
guardia
dei
finanza
e da
ragazzo
combattè
nella
battaglia
di
S.Martino
e
Solferino,
battaglia
che nel
1859
risolvette
la
seconda
guerra
di
Indipendenza
ad opera
dell'esercito
composto
da
italiani
e
francesi
mandati
da
Napoleone III°
(Ah!
Nicchia
di
Castiglione...come
fu
provvidenziale
la tua
bellezza
e il
tuo..."civettare
con
l'Imperatore",
consigliato
da quel
diavolo
di
Cavour)
Questo
suo
modesto
contributo
alla
storia
d'Italia
è
menzionato
anche
sulla
lapide
della
nostra
tomba di
famiglia
a
Portogruaro e
la frase
che lo
ricorda,
sotto il
suo
baffuto
ritratto,
mi ha
sempre
fatto un
certo
effetto...caspita,
le
guerre
di
Indipendenza
le
abbiamo
studiate
a scuola
come
cose
antichissime
e mio
nonno ne
ha
combattuta
una...che
"eroe!!!"
Naturalmente
per i
suoi
incarichi,
girò
l'Italia
in lungo
e in
largo e,
giunto
in quel
meraviglioso
posto
della
penisola
Garganica
che è
Vieste,
conobbe
mia
nonna....Concetta....una
quindicenne
bellezza
mediterranea,
forte,
robusta,con
due
grandi
occhi
neri
pieni di
determinazione
e la
sposò
portandosela
via
nelle
sue
peregrinazioni.
Così i
loro
figli
nacquero
quasi
tutti
in posti
diversi,
solo gli
ultimi a
Portogruaro,
dove il
nonno,
una
volta
congedato,
volle
tornare
a vivere
con
tutta la
sua
numerosa
famiglia.
Qui,
proprio
nella
piazza
principale
del
paese,
fu da
loro
aperta
una
trattoria,
"Al
cavallino
bianco"
e qui
cominciarono
le
vicissitudini
del
lavoro
che
diede
poi il
pane a
tutta la
mia
famiglia...da
allora
fino al
1970,
l'anno
in cui
il mio
papà
vendette
l'ultimo
Bar
vicino
alla
Stazione
Centrale di
Milano...perchè
avava
raggiunto
l'età in
cui era
giusto
che si
riposasse.
Mia
nonna
Concetta
era una
lavoratrice
straordinaria,
nella
trattoria
si
occupava
di tutto
dalla
cucina
al
bucato,
sicuramente
era
aiutata
da
qualche
ragazza
del
posto,
ma mio
papà la
ricordava
in
cucina
tra i
fornelli
dove
preparava
i suoi
specialissimi
piatti,
ma anche
china..al
fiumiciattolo
del
quale
non so
il nome,
a
sbattere
biancheria
e
tovaglie..fregarle
con il
sapone e
sciacquarle
ripetutamente.
Purtroppo
allora
le
lavatrici
non
esistevano
ancora ..era
circa il
1890...e
questo
lavoro
era
lungo e
faticoso
perchè
la
trattoria
era
sempre
piena di
avventori.
Il nonno
Natale,
che era
molto
più
anziano
della
nonna di
parecchi
anni,
aveva
mansioni
di
approvvigionamento
e altre
che non
saprei
dire ma
il suo
compito
preferito
era
l'acquisto
del vino.Partiva
la
mattina
presto
con un
capace
carretto
con il
cavallo,
andava
dai
fornitori
e
non si
faceva
vedere fino
a
pomeriggio
inoltrato,
tornava
naturalmente
con il
carretto
pieno di
damigiane
e un
sigaro
Sella
tra le
labbra.
Questo era
il
segnale che
il vino
era
buono e
che gli
assaggi
erano
stati
copiosi.
Il mio
papà
iniziò
da
ragazzo
a fare
il
cameriere
in un
bar, i
miei zii
e zie si
sposarono,
tutti
più o
meno
felicemente.
L'unico
che fece
fortuna
subito
...fu
Alfredo,
il quale
,dopo
aver
sposato
una
bellissima
donna di
una
famiglia
facoltosa
di
Portogruaro,
venne a
Milano
ed aprì
un
ristorante
in pieno
centro...un
ristorante
che in
breve
divenne
famoso,
frequentato
dai VIP
dell'epoca
, tra i
quali
Alberto
Rabagliati...un
cantante
famoso
che andò
pure in
America
e
vinse il
concorso
dell'artista
più
somigliante
a
Rodolfo
Valentino.
A me
pare che
non gli
assomigli
per
niente
...ma
questa è
storia.
CONTINUA...sempre
sperando
di non
annoiarvi....
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