Caro
papà
mio,
non so
dove tu
sia..se
lontano
lontano
o qui
vicino a
me con
il tuo
spirito
buono,
Mi
manchi
tanto
tanto...la
mia
mente è
piena di
ricordi
bellisimi
di noi
due,
insieme...di
quando
ero
piccola
e di
quando
più
avanti,
ho
potuto
raccontarti
le mie
sciocche
cose di
ragazzina
adolescente.
Sai, la
mamma mi
raccontava
che
quando
ero
nella
culla e
tu
venivi a
casa
dal Bar
dopo
averlo
chiuso,
alle due
di
notte,
ti
chinavi
su di me
e mi
accarezzavi
piano.
Qualche
volta,
naturalmente,
io mi
svegliavo
e tu mi
prendevi
in
braccio
e
passeggiavi
avanti e
indietro
nella
grande
camera
da
letto,
per
farmi
riaddormentare.
La mamma
ti
guardava
sorridendo
a questi
tuoi
gesti di
papà
affettuoso
anche se
stanchissimo.
Ogni
volta
che
guardo
la
piccola foto
di noi
tre al
mare,
datata
agosto
1928,
vorrei
tanto
avere
dentro
di me il
ricordo
di quel
giorno,
ma ero
troppo
piccina...però
quando
vedo per
strada,
in
autunno,
i bidoni
delle
caldarroste,
mi sorge
nel
cuore la
dolce
realtà
di
quelle
nostre
passeggiatine
all'ultimo
sole.
Io mi
sento
lì,
vicino a
te,
sento la
tua voce
e vedo
le tue
mani
grassocce
che
sbucciano
le
castagne
e me le
porgono.
Già...le
tue
mani...che
a volte,
prima
del
pranzo o
della
cena, si
insaponavano
ben bene
e
lavavano
le mie
piccolissime.
E'
incredibile
questa
sensazione
così
chiara...
io mi
sento
proprio
lì, nel
nostro
bagno
dell'appartamento
di via
De
Amicis,
in piedi
sulla
seggiolina
già
pronta
per me;
tu ti
insaponi
le
mani...poi
prendi
le mie
tra le
tue, pr
lavarmele,
ed io
"sento"
questo
tuo
gesto.
Chissà
perchè
certe
cose
rimangono
così
impresse
che non
solo il
cuore e
il
cervello
vengono
coinvolti
nel
ricordo!
Quanti
misteri
esistono
in noi
stessi!
E quanto
il
nostro
io è
complesso
e
straordinario
nella
memoria
della
vita
passata!
E i
nostri
viaggi
in treno
fino a
Como? A
primavera
inoltrata,
cercavi
una
casetta
per
farci
passare
l'estate
lontane
dalla
calura
di
Milano e
mi
portavi
con te.
Una
volta
prendemmo
il
battello
fino ad
Argegno,
ti
avevano
dato un
indirizzo...
e la
casetta
c'era...carina,
accogliente,
con un
piccolo
giardino,
proprio
affacciato
sul
lago. Io
la
ricordo
benissimo...avevo
quattro
anni, ma
è come
se fossi
là.
C'era un
pergolato
fitto
fitto e
tutto
verde
sopra un
tavolo
di
pietra,
mangiavamo
sempre
lì a
mezzogiorno,
con la
nostra
tata
Emilia e
le mie
cuginette
Danila e
Vittoria,
che tu...con
la tua
solita
generosità
ospitavi
per la
villeggiatura.
Papà mio
...io
non so
se ho
saputo
ricompensarti
per
tutto il
bene che
mi hai
voluto,
per i
sacrifici
che hai
fatto.
Lo spero
tanto
tanto.
So che
quando
ero alla
scuola
elementare,
eri
molto
orgogioso
di me,
mi hai
fatto
saltare
persino
la
quinta
classe.
Mah!!!
Allora
si vede
che ero
bravina
e tu eri
contento
di me.
Avrei
ancora
tante
cose da
ricordare
insieme
a te, ma
lo
faremo,
non
temere,
non è
questa
l'ultima
volta
che ci
incontreremo
qui. Per
ora, ti
prendo
la mano
grassoccia
e
passeggio
un po'
con te,
nel
sogno,
per
sorriderti,
per
sentirti
vicino,
per
raccontarti
tante
cose...un
po'
anche le
ultime...alle
quali
non hai
potuto
assistere,
perchè
dopo
ventisei
anni che
stavi
con noi,
qui in
questa
casa
dove
sono
cresciuti
i tuoi
nipoti,
te ne
sei
andato
tranquillo
nel
posto
lontano
dove ora
riposi.
Ti
lascio
qui...ricordando
la frase
che
mi dicevi
spesso,
con quel
tuo
accento
veneto
dolcissimo...una
frase
che
anche
ora in
certi
momenti
mi piace
ripetermi...una
frase
piccolina
della
quale
tante
volte ho
bisogno..."Su
bela!...Su!"
Ciao
papà
mio
Paoletta
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