La
famiglia
di mia
mamma è
originaria
di Motta
di
Livenza,
un paese
vicino a
Caporetto,
località
tristemente
nota per
una
ritirata
...durante
la prima
guerra
mondiale..
Mio
nonno si
chiamava
Giovanni
Paolo e
da lui
ho
ereditato
il mio
nome, la
mia
nonna
Amalia.
Questa
deliziosa
signora,
molto
bella, dalla
pettinatura
raccolta
e dal
profilo
delicato
aveva un
cognome
molto famoso...per
non dire
...storico,
infatti
si
chiamava
...Dandolo.
Naturalmente
non era
discendente
di Dogi,
ma
questo
era
motivo...quando
portavamo
i miei
figli a
Venezia,
di una
divertente
ricerca,
da parte
nostra,
di un
ritratto
del Doge
Enrico
Dandolo...e
mio
marito
esclamava
"Ragazzi,
piegate
la testa
davanti
al
ritratto
dello
Zio !"
naturalmente
tra le
risate
generali.
Il nonno
Giovanni
era un
Signore
baffuto
dall'aspetto
un po'
altezzoso,
la nonna
era
veramente
bellissima.
I loro
ritratti
che
conservo
ancora,
fanno
bella
mostra
di se su
una
parete
della
mia
casetta
in Val
Seriana.La
nonna è
messa di
profilo
ed ha un
nasino
stupendo
che mia
figlia
Margherita
ha, per
sua
fortuna,
ereditato.
I loro
figli
erano
quattro,
due
diretti
e due
adottati,
perchè
quando
due
nipoti
del
nonno
rimasero
orfani
dei
genitori,
per suo
volere,
vennero
a far
parte
della
famiglia.
Così i
quattro
ragazzi
erano...Margherita,
la mia
mamma.
Stefano,
detto
Steno,
suo
fratello,
un
bellissimo
ragazzo
alto e
biondo
con due
magnifici
occhi
azzurri,
Ritina,
una
brunetta
spiritosa
e
Antonio...
detto
Tono,
che una
volta
cresciuto
...se ne
andò in
America
del Sud
per
far fortuna.
Purtroppo
la mia
bella
nonna,
alla
giovanissima
età di
41 anni
morì,
lasciando
solo il
nonno.
Naturalmente
le due
ragazze
che
erano in
collegio,
furono
richiamate
in casa
per
prendersi
cura
dell'andamento
domestico.
Il
nonno,
che
aveva un
cratterino
un po'
burbero...doveva
occuparsi
di un
grande
negozio
nel
centro
del
paese
dove
venivano
venduti
generi
di prima
necessità,
con
annesso
forno
per il
pane e
due
domestiche
si
occupavano
della
cucina e
della
casa
Scoppiò
la prima
guerra
mondiale,
mia
mamma e
mia zia
dovettero
rifugiarsi
a Torino
da
parenti,
per la
verità,
non
troppo
ospitali.
I
territori
vicini a
Motta di
Livenza
furono
invasi
dagli
austriaci
...che
mia
mamma,
non so
perchè,
ha
sempre
chiamato
"tedeschi"
e in
casa del
nonno
furono
requisiti
bauli
pieni di
biancheria
bellissima,
argenteria,
servizi
di
porcellana
e un
pianoforte.
Questo
fu
l'unico
oggetto
che mio
nonno si
fece
restituire
...credo...
per ben
tre
volte.andando
al
comando
militare.
Questo
pianoforte
viaggiò
insieme
a mio
nonno,
per
tutta la
sua
vita.
Aveva un
sistema
speciale
per
mezzo
del
quale si
poteva
accompagnare
il suono
dei
tasti a
quello
di una
grande
pedaliera...quindi,
quando
io ero
bambina, praticamente
ero
convinta
che mio
nonno
suonasse...
"con i
piedi" .
Su
questo
pianoforte,
che poi
passò in
casa
mia,
imparai
a
suonare,
feci
migliaia
di
esercizi
e di
scale,
ma si
vede che
non
avevo un
destino
da
pianista...
anche
se
rimase
in casa
mia fino
al 1950
circa.
Altro
...non
saprei
dire...a
Motta di
Livenza
ci andai
qualche
rara
volta da
bambina..ed
ho un
vago
ricordo
di scale
di
pietra
larghe e
basse
che io
continuavo
a salire
e
scendere
per
gioco.
So
soltanto
che
quando
mio zio
Stefano
venne a
Milano e
divenne
socio
del mio
papà
nella
gestione
di
alcuni
Bar e
Ristoranti ,
le
nostre
famiglie
divennero
molto
unite e
così
rimasero
per
sempre.
Ancora
adesso
nonostante
i nonni
e i
genitori
non ci
siano
più, ho
un
bellissimo
e
simpatico
rapporto
con mio
cugno...chiamato
da me
"Ninetto,
il
cuginastro",
un
cardiologo
in
pensione
con il
quale ci
scambiamo
risate a
non
finire...al
telefono
1943...IV
ginnasio...15
anni...fine
anno
scolastico
Da San
Pellegrino
Terme,
dove le
Suore
Marcelline
erano
sfollate
dopo che
il
bellissimo collegio
di
Genova
era
stato
semidistrutto
da un
bombardamento,
ragiungo,
per le
vacanze,
i miei
genitori
a
Brunate,
un
delizioso
paese
sopra il
lago di
Como,
dove si
erano
trasferiti
per
sfuggire
alle
incursioni
aeree su
Milano.
Insieme
a me c'è
Giuliana,
una mia
compagna
di
classe;
pure i
suoi
hanno
una
villetta
sulla
scorciatoia
che da
Brunate
porta a
San
Maurizio.
Naturalmente
abbiamo
compiti
da fare
per le
vacanze...greco,
latino,matematica...temi
e
ripassi
vari...così
spesso
mi reco
a casa
sua e
studiamo
insieme
in
giardino.
Questo
non è
molto
grande...è
cintato
da una
siepe un
po'
sparuta
dietro
alla
quale
c'è uno
spiazzo
ampio
con
alberi
altissimi,
quasi
tutti
abeti
con i
rami
molto
bassi,
vicini
al
terreno
sui
quali,
confesso,
ho fatto
parecchie
scalate.
Eccoci
dunque
là in un
fresco
giorno
di sole,
con un
pezzo di
greco da
tradurre,
se non
erro,
dall'Anabasi
di
Senofonte...
"Ma
questo è
aoristo,
non
vedi?"
"Sì sì,
hai
ragione...è
irregolare...vedo
il
paradigma
è
treco--dramumai--edramon---dedrameca---vedi?"
Intente
nella
traduzione,
non ci
accorgiamo
che
dalla
siepe
spunta
un
braccio,
seguito
da un
viso
sorridente
un po'
nascosto
dalle
foglioline..."Ciao
ragazze,
ho
sentito
voci e
regole
di
greco."
Noi
naturalmente
ci
guardiamo...io
divento
rossa
come un
peperoncino,
poi ci
mettiamo
a ridere
come due
stupidelle...forse
per
timidezza...non
lo so.
Stavate
traducendo
vero?...IV
ginnasio
, stesse
cose
anche
per me.
Posso
darvi
una
mano? Se
mi fate
entrare
mi
presento
meglio"
Avuto il
permesso
materno,
acconsentiamo.
Entra
dal
cancello,
spigliato
,
sorridente..."Io
sono
Ernesto,
sono di
Sesto
San
Giovanni
ma ora
studio a
Como, i
miei
hanno
una casa
a San
Maurizio.
Tu sei
Giuliana
e tu
Paola,
vero? ..ho
sentito
prima".
Il
ragazzo
non è
per
nulla
uno
sciocco,
nel giro
di
mezz'ora
la
traduzione
è pronta
Beneducato,
cordiale,
spiritoso, carino
e pure
un po'
galante
...per i
suoi 15
anni.
Infatti
ammira
apertamente
la
simpatia
di
Giuliana e
la mia
gonna
rossa.
Alla
fine, io
ho un
tratto
abbastanza
lungo da
percorrere
e lui
mi
accompagna
a casa.
Sto
abbastanza
zitta
...un
po'
intimidita,
lui
continua
a parlare
simpaticamente
di
tutto."
Ciao, ci
vedremo
ancora,
mi
basterà
cercare
la
ragazzina
dalla
gonna
rossa...ti
troverò!"
Continuerò
naturalmente
la bella
storia
di
questo
incontro
importante che
segnò la
mia
vita... .
Chiedo
scusa se
il verbo
graco è
sbagliato,
sono
passati
tanti
anni ..io
lo
ricordo
così
Grazie a
tutti
voi che
mi
leggete...
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